Hollywood, lo sciopero di una casta finto-socialista

Giubilo sui media internazionali! Gli attori di Hollywood, stanchi di essere trattati come bestie da soma dai ricconi che danno loro danno lavoro per un tozzo di pane, hanno finalmente deciso di entrare in sciopero per far valere i propri diritti, ed essere adeguatamente ricompensati. O almeno, questa è la narrazione che passa sui diversi mezzi di informazione.

La realtà, ovviamente, è ben diversa. Gli attori dello star system statunitense (e quindi, di fatto, internazionale) sono tutto fuorché lavoratori sfruttati per le loro prestazioni. Anzi, disponendo, a seconda della propria grandezza, di agenti, spin doctor, addetti alla comunicazione e staff vario ed eventuale, sono a loro volta delle vere e proprie aziende unipersonali, che prestano i propri servizi a multinazionali dei media. E gli sceneggiatori da cui è partito tutto questo bailamme, pur chiaramente in maniera marcatamente minore, non possono essere considerati da meno.

È quindi profondamente sbagliato dipingere la battaglia in atto come una sfida tra una presunta consorteria parafeudale delle major e i peones che cercano di ottenere quanto è giusto. I peones veri ad Hollywood ci sono eccome, ma ovviamente non stanno venendo presi in considerazione nella questione.

Racconta infatti il sociologo Fréderic Martel nel suo libro Mainstream (fondamentale per chi avesse davvero voglia di capire lo star system) che ad Hollywood è presente una moltitudine di persone che svolgono altri lavori ma che vorrebbero entrare a far parte del mondo dello spettacolo. Perché non ci riescono? Semplice, perché non possono permettersi l’iscrizione ai sindacati, che sono (riporta sempre l’autore) l’unico viatico attraverso cui chiunque può ottenere un lavoro presso gli studios.

Qualcuno ha sentito rivendicazioni riguardanti questi veri esclusi? Ovviamente no. Qualcuno può davvero pensare, pensando allo sviluppo della storia delle varie rivoluzioni “dal basso” (da quella francese in poi), che una volta ottenuto quanto chiedono le maestranze di Hollywood saranno disposte a condividere i privilegi ottenuti? Ma neanche per idea.

La cosiddetta “terra delle opportunità” si rivela quindi, nella realtà, una casta non intaccabile, che però, per brand reputation, si atteggia da finta socialista interessata ai diritti di tutti. Ed in fondo, il manifesto programmatico di questo sciopero è la lamentazione della principessina Disney Rachel Zegler ad essere pagata per tutte le ore in cui il suo Biancaneve verrà trasmesso in streaming. Della serie “Voglio solo i miei soldi, del resto non mi importa”.