“Cosa non faresti per i like, sai che ti annoierai però ci vai a Dubai”. La voce è quella del rapper Ernia, il brano è “Parafulmini”, del 2023.
Una frase emblematica, quella in questione, che sintetizza la vacuità tanto della popolarità quanto di certe mete esotiche che portano con sé unicamente l’odore acre del denaro fine a sé stesso. In pratica, l’Eurolega attuale.
Dopo tanto bisbigliare, alla fine qualche mese fa è arrivata l’ufficializzazione. Le Final Four, ovvero il climax della pallacanestro europea, si sarebbero disputate ad Abu Dhabi.
Possiamo dire che questo sua volta l’apice delle scelte sbagliate dal management della massima competizione del Vecchio Continente. Timore di smentite? Nessuno.
Perché davvero giocare negli Emirati la fase conclusiva di una competizione che nasce europea, e che porta l’Europa nel nome, è un tradimento. Della propria storia, della propria missione e di quei cittadini appassionati che la stagione dell’Eurolega l’hanno seguita, ma per i quali Abu Dhabi è troppo distante.
Un’emigrazione contro natura, alla ricerca di un tesoretto per il quale forse anche i proverbiali quaranta ladroni di Alì Babà non avrebbero cercato rappresaglie. Un’emigrazione che, però, è anche perdita della propria anima.
Per costruirsi un pubblico fuori dal suo solito circuito, insomma, l’Eurolega ha deciso di voltare alle spalle quello che l’ha seguita per tutta la stagione. E di andare altrove, alla faccia del senso d’appartenenza.
Per anni, oltretutto, la stessa organizzazione ha riversato su tutti gli appassionati fiumi di retorica moralistica sul suo ruolo benefico per il basket continentale. La mossa di ora può quindi stupire, ma solo i meno attenti.
Perché in fondo è qui che i sepolcri imbiancati rivelano il loro autentico volto. Altro che valorizzazione, altro che competitività: è sempre stata questione di vil denaro per vili affaristi.
Non che ciò sia una sorpresa, intendiamoci. Anzi, già da un po’ lo sport professionistico di più alto livello è ormai entrato a far parte dello show business.
Però la scelta di Abu Dhabi, a questo punto, toglie molte armi ai difensori d’ufficio di un sistema che, da un decennio, si spaccia per quello che non è. Ovvero un esempio sano e spettacolare di lega sportiva.In particolare, sul primo aspetto emergono perplessità.
Sarebbero stati scelti gli Emirati, se le casse di Eurolega fossero floride? È lecito dubitarne, ma ovviamente rimane solo un’ipotesi. Ciò che è certo, invece, è che non sarà un’arena che ha il gusto del basket di alto livello, calorosa e competente, a potersi godere la migliore pallacanestro continentale.
Atene avrà le sue due sue rappresentanti principali, Panathinaikos e Olympiakos. La Turchia offre il Fenerbahce, mentre l’Europa centrale è rappresentata dal Monaco, alla seconda Final Four in tre anni.Grandi assenti le spagnole Real Madrid e Barcellona, certamente. Ma soprattutto, mancherà l’Europa, la cui primogenitura è stata venduta per una porzione di lenticchie.