Raikkonen l’antidivo

Leave me alone, I know what to do!”. L’alzata di voce forse più famosa della Formula 1 è anche una simbolica rivendicazione della solitudine del pilota. E a lanciarla non poteva che essere il più anticonformista dei corridori.

Ora, è noto che molti anticonformisti si atteggino a tali perché ne guadagnano in termini di reputazione, e ciò vale anche per il mondo dello sport professionistico. Ma non è il caso di Kimi Raikkonen.

Raikkonen è vero perché è vero. La spontaneità per la quale è conosciuto deriva da una proverbiale timidezza che, senza filtri, dimostra insofferenza verso luci della ribalta e lustrini.

Un antidivo, uno che ha sempre cercato di fornire di sé, in pubblico, il minimo sindacale. E lo ha fatto per ritrosia, non per certo per marciare su un antidivismo che, come si diceva, in altri casi è appositamente costruito per la brand reputation.

La lettura del libro Kimi, lo sconosciuto è, in questo senso, un’ulteriore conferma di quanto gli appassionati abbiano appreso seguendo la sua ventennale carriera. Ma c’è di più.
La biografia del pilota finlandese permette infatti di accedere in maniera discreta ma approfondita ad una sfera personale da sempre celata allo sguardo invadente dei media. Con rara delicatezza, l’autore Kari Hotakainen tratteggia infatti non solo Raikkonen, ma anche il mondo che lo circonda.

Il lettore può perciò fare conoscenza con la madre, il fratello, gli amici, la moglie, i figli, e persino entrare in contatto con il defunto padre del pilota. Un’intimità fatta di cose semplici, come semplice (ma non semplicistico) è lo scorrevole stile di scrittura della narrazione.

Da Kimi, lo sconosciuto emerge inoltre un Raikkonen anch’esso semplice. Ingenuo a volte, e quasi fanciullesco nel suo approccio ad uno sport professionistico che è, invece, ricco di squali ed avvoltoi.

Ed il protagonista sulla sua strada ha fisiologicamente trovato tanto i primi quanto i secondi. Colpisce, tuttavia, che nonostante ciò non sia mai venuto meno alla sua intrinseca generosità, da più parti riscontrata e riscontrabile.

È verosimilmente il motivo per cui difficilmente l’appassionato di corse troverà hater di Kimi. Molto semplicemente, non ne ha.

Al massimo si potrà imbattersi in qualcuno che si rammarica del fatto che, non avendo Raikkonen condotto una vita totalmente dedita a ciò che gli dava da vivere, il pilota finlandese non abbia vinto quanto il suo talento gli avrebbe concesso. Ma non sarebbe stato Kimi, altrimenti.