Divide et impera. Una ricetta vecchia, ma sempre valida: il mondo è sempre stato fatto da chi sta sopra e da chi sta sotto, e chi sta sopra ha tutto l’interesse di dividere chi sta sotto in modo che i propri privilegi non vengano toccati.
E allora ecco tutte le divisioni su cui siamo stati chiamati, come classe media, ad esprimere la nostra opinione nel corso degli anni. Prima fra tutte quella tra destra e sinistra, assolutamente finta visto che i partiti maggioritari sono, con poche e ben circoscritte eccezioni, tutti a vocazione neoliberista, tanto in Italia quanto all’estero.
Quella è la vera faccia del potere dominante. Quello che ti tratta da consumatore anziché da persona, quello che mente sulle pari possibilità di ciascuno perché gode di quella che papa Francesco chiama “cultura dello scarto”, quello dello spread come indice di salute di un paese e del debito pubblico come spauracchio da agitare quando il popolo alza la testa e chiede risorse per i servizi essenziali per la persona, anzitutto scuola e sanità.
Questo sistema che promuove disvalori trova chiaramente molta poca opposizione, anche attraverso ad un sistema mediatico che si dimostra vieppiù connivente. Qualche voce contraria, però, c’è: in Italia, nello specifico, è rilevante quella del regista romano Federico Greco.
Non odia il mainestream, tanto che ha scritto un libro sul blockbuster per antonomasia, ovvero Star Wars. Ma un conto è amare una buona storia, un altro è, invece, intervenire nel merito per criticare quelle che sono vere e proprie minacce alla costruzione di una società pienamente rispettosa della persona umana.
Con coraggio (parola abusata, ma in questo caso vera), Greco ha realizzato due film sul neoliberismo, che dovrebbero diventare presto tre. Il primo è PIIGS-Ovvero come imparai a preoccuparmi e combattere l’austerity, che offre una prospettiva su quelli che sono stati i danni delle politiche anti-crisi del passato decennio sugli operatori del sociale; il secondo è invece C’era una volta in Italia-Giacarta sta arrivando, che analizza nel dettaglio le conseguenze drammatiche che il piano capestro chiamato “di rientro” ha avuto sulla sanità italiana.
Il secondo caso è particolarmente interessante. C’era una volta in Italia è infatti un film che ha riempito le sale ovunque è andato, ben prima e ben più a lungo di quanto po’ aver fatto Paola Cortellesi con, però, un intero comparto produttivo italiano pronto a supportarne l’esordio alla regia, peraltro con un film i cui canoni sono perfettamente ascrivibili nel summenzionato concetto di divide et impera caro alle classi dominanti.
Greco, invece, ha preso una posizione diametralmente opposta, in maniera autentica, e certamente non retorica. Dopo una lunga paura dai social, il regista romano ha comunicato che il terzo capitolo su quella che ha concepito come la trilogia del neoliberismo, D’istruzione pubblica (ça va sans dire, in materia di scuola) è attualmente in fase di realizzazione.
L’augurio è che tale lavoro arrivi a compimento, e che, come i precedenti, possa riempire le sale di spettatori interessati ad un tema tanto interessante quanto superficialmente dibattuto. La coscienza critica dei cittadini si alimenta anche così.