La fine della stagione pallavolistica dei club e il conseguente inizio di quella estiva per le nazionali, che porterà fino alle Olimpiadi di Parigi, offrono l’abbrivio per evidenziare un fenomeno interessante. Vale infatti la pena di rilevare come il volley nostrano sia stato capace, in tempi recenti, di proporsi come una disciplina in grado di travalicare i propri confini ed approdare in un discorso sociale considerato (a torto, a causa dei pregiudizi verso lo sport, ma questo è un tema che andrebbe affrontato a parte) più rinomato.
Per essere più precisi, il riferimento non è tanto alle biografie di pallavoliste italiane come Valentina Diouf, Paola Egonu o Miriam Sylla che affrontano la sempre delicata questione del razzismo, anche se queste ultime rimanendo testimonianze importanti. No, la questione in oggetto è piuttosto il modo in cui nomi come Gian Paolo Montali, Mauro Berruto o Federico De Giorgi sono stati in grado di mettere le proprie competenze trasversali al di fuori del proprio ambito.
Non è chiaramente un caso che in tutti e tre i casi si tratti di personalità che abbiano avuto tutti la possibilità di sedersi sulla panchina della Nazionale maggiore maschile. Anzi, per certi versi proprio una tale posizione apicale, con onori ed oneri che essa comporta, ha certamente offerto a tutti una vetrina importante.
Sono tuttavia i frutti di tale vetrina a saltare all’occhio. Seguendo di fatto la traccia lasciata da Julio Velasco, che tra una panchina e l’altra negli anni ha avuto modo di imporsi come voce autorevole nelle conferenze relative al team building, l’ex-avversario Montali e l’attuale ct De Giorgi hanno offerto anch’essi la loro esperienza in merito alla gestione delle risorse umane.
A differenze del coach argentino, più avvezzo alla trasmissione orale, il contributo di entrambi è stato invece scritto. Il primo è infatti autore di due libri, Scoiattoli e tacchini (Rizzoli, 2010) e Il parafulmine e lo scopone scientifico (Rizzoli, 2016), mentre il secondo ha recentemente pubblicato Egoisti di squadra (Mondadori, 2023).
Ancora più emblematico, se possibile, il caso di Mauro Berruto. Deputato dal 2022 e giù autore di numerosi articoli giornalistici, l’ex-allenatore torinese nel 2019 ha dato alle stampe il libro Capolavori (2019, ADD).
Tale opera parte ha come filo conduttore la sua vita sportiva, ma innerva la narrazione con elementi eterodossi. Una poesia di Muhammad Alì, la tempesta di William Turner e i bronzi di Lisippo sono infatti solo alcuni degli riferimenti storici e culturali che Berruto offre, dando vita non alla solita biografia, ma ad una riflessione a tutto tondo sull’essere umano in quanto pensatore e creativo.
Tutte queste esperienze, oltre ad essere culturalmente interessanti per chi vi si immerge, risultano paradossalmente un… servizio alla stessa pallavolo che le ha generate. Essere infatti capaci di catturare l’attenzione di chi non vive il mondo del volley, per il movimento stesso può pagare dividendi tanto quanto le vittorie della pur competitiva nazionale italiana.