Vivere la storia con i giochi di ruolo

Sostiene l’analista geopolitico Dario Fabbri che le province di un impero si collochino sempre fuori dalla Storia. E questo per volontà dell’impero stesso, che così facendo spegne eventuali fuochi revanscisti.

Astrarsi dalla Storia, tuttavia, presuppone anche che si smetta di studiarla. La conseguenza è un generale ottundimento del senso del proprio passato, e la creazione di un eterno presente.

Com’è ovvio, però, tali periodi non possono durare in eterno. E così, quando si arriva agli snodi della storia, chi si è posto fuori dal corso degli eventi ne rimane scosso.

Questo processo è ciò che sta avvenendo attualmente nell’Europa occidentale. La Storia torna a bussare alla porta e coglie impreparato chi ha pensato che essa fosse finita, che si fosse raggiunto il limite.

Ciò ha delle conseguenze sul piano politico, certamente. Ma le ha, soprattutto, sul piano della coesione sociale.

Un popolo che non conosca la propria storia se non per sommi capi manca infatti di un cruciale fattore di coesione. E ciò è vero soprattutto quando le lacune storiche vengono accompagnate da venature oicofobiche.

Resta, comunque, la necessità di reintrodurre l’elemento storico a livello sociale. Già, ma come?

Sicuramente possono aiutare personalità dotate per varie ragioni di una popolarità fuori dal proprio campo, come sono nel caso italiano Alberto Angela o Alessandro Barbero. Ma non basta.

E allora, ecco che ci viene in soccorso il gioco di ruolo. Che nasce, appunto, come gioco, ma che può avere risvolti che vanno oltre il mero risvolto ludico.

Perché il gioco di ruolo, a vari livelli, è anzitutto un’attività associativa. Un passatempo che riunisce gruppi più o meno estesi di persone e offre loro regole comuni e un obiettivo condiviso.

Ecco allora che, in tal senso, dare vita a giochi di ruolo contestualizzati storicamente potrebbe rappresentare un fattore stimolante per apprendere la storia. Anzi, per certi versi proprio per immergercisi dentro.

Un role play game che tratti un determinato luogo e/o un determinato periodo storico potrebbe infatti fungere da catalizzatore per interessi latenti. Interessi che magari aspettavano solo l’occasione giusta per essere svegliati.

Ma anche si trattasse di input che non portano ad alcun approfondimento, sarebbe comunque un’iniziativa di valore. E proprio per il motivo della coesione sociale.

Vivere in prima persona un periodo storico significa infatti uscire dalla propria logica per abbracciare quella del passato. Significa assorbire elementi di conoscenza necessaria a creare un collante tra i cittadini.

Chiaro, il gioco di ruolo è un’attività tutt’altro che largamente diffusa. Tuttavia, se praticato in questa maniera, può dare il via a quel tipo di minoranza creativa che il filosofo Arnold J. Toynbee diceva essere fondamentale per una società.

Ecco dunque che questo tipo di attività associativa può avere effetti benefici che si estendono ben oltre la propria limitata dimensione. Per rientrare nella storia può essere un primo passo.

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