È nato il 5 maggio. E come Napoleone, è stato più un generale che un rivoluzionario.
Serse Cosmi, anzi, è l’autentica incarnazione del detto bonapartista: “Ogni soldato porta nascosto nella sua bisaccia il bastone di maresciallo”. In altri termini, attraverso l’impegno si può partire dal basso per arrivare in alto.
Una definizione molto aderente alla carriera di Cosmi. Il quale è uno dei rari allenatori ad avere esercitato nel professionismo pur avendo giocato solo nei dilettanti.
Un percorso che racconta lui stesso, nel libro “L’uomo del fiume”. Scritto con Enzo Bucchioni, questo volume assume i contorni della vera esperienza di vita.
Cosmi propone infatti una testimonianza genuina, alla mano e senza sconti di come è riuscito, partendo dai dilettanti, ad arrivare fino al professionismo. Ed è una salita tutt’altro che agevole.
Il mister perugino ripercorre piano piano ogni tappa che lo ha portato sino alla Serie A. Dal suo periodo da calciatore alle prime panchine ai lavori extra-calcio che hanno avuto un impatto sul suo modo di allenare, dalla chiamata per le giovanili dell’Ellera fino a quella per il Perugia.
In mezzo ci sono la Pontevecchio, squadra del quartiere di Ponte San Giovanni dove è cresciuto, e l’Arezzo. Ma poi trovano posto anche nel racconto l’amore per la Roma, la famiglia, gli amici e un legame mai spezzato con un padre morto prematuramente.
Pur non essendo molto ampio, o forse proprio per quello, “L’uomo del fiume” è però denso. Vi si trovano tante storie, che sono ramificazioni di una radice principale, che è poi la stessa vita di Cosmi.
Un libro che merita di essere letto, in quanto ricorda quanta gavetta serva per poter giungere ad alti livelli. Un ammonimento vieppiù necessario oggi, in una società dello spettacolo dove in molti si illudono che basti poco per essere notati ed arrivare immediatamente al vertice, vivendo poi di rendita.