San Giovanni Paolo II senza agiografia: Non abbiate paura

“Non abbiate paura”. Una delle frasi più iconiche di Giovanni Paolo II, certamente, ma anche il titolo di un film che vuole mostrarne la vita senza rischiare di incorrere in uno stucchevole approccio agiografico.

Il punto di partenza di questo lungometraggio è la visita in Terra Santa che Wojtyla compì nel 2000. Al Muro del Pianto, così come al Santo Sepolcro, chiede perdono alla Madonna degli errori commessi dalla Chiesa nel corso dei secoli, legando quindi la storia dell’istituzione che guida a quella degli ebrei, così come alla sua.

Da qui prende infatti il via il collegamento con la sua infanzia, di cui sono esplorati gli aspetti, in particolare la perdita degli affetti, e l’età matura, con l’invasione della Polonia da parte della Germania. Una Polonia diviene dunque uno stato militarizzato, con rastrellamenti da parte dei tedeschi, in cui la quotidianità è un ricordo lontano.

Karol soffre a causa di questa persecuzione verso i polacchi, che colpisce anche le arti, come ad esempio il teatro che deve essere fatto in segreto. Lui, che da tempo è indeciso tra l’attività sul palcoscenico e l’idea di diventare prete, di fronte alla crudeltà dei nazisti sceglie di entrare in seminario.

Interessante poi il flash forward che mostra un don Karol a cui non piacciono i rituali falsati, al punto che, a Roma dove è di stanza per completare gli studi, vede la figura del papa come prigioniera nel Palazzo Apostolico. La sua volontà sarebbe quella di ritirarsi in un monastero, ma viene dissuaso, in quanto è considerato un intellettuale troppo dotato per una prospettiva considerata tanto limitante.

Dopo il servizio a Niegowicz, viene dunque nominato vescovo. Curioso come inizialmente il suo atteggiamento verso il regime comunista sia visto come eccessivamente passivo, tanto che il cardinale Wiszysnki gli dice che per lui sarà difficile mantenerlo.

Il governo hanno l’idea della fede come di una superstizione, per la quale non c’è spazio nel nuovo regime socialista. Quello del primate di Polonia, in questo senso, è il punto di vista di molti fedeli, che non vedono alcuna soluzione se non in un muro contro muro con i comunisti.

Wojtyla però è diverso, preferisce ricorrere a risposte pacifiche per far valere le ragioni della cristianità. Ad esempio celebrando la messa di Natale a Nowa Huta all’aperto, in mancanza di una chiesa che il regime non vuole costruire.

Il vescovo inizia poi a farsi conoscere anche al di là dei confini polacchi, partecipando al Concilio Vaticano II e facendo buona impressione su Paolo VI. Le immagini di repertorio sulla salma di Giovanni Paolo I preparano il terreno per l’elezione inattesa di Wojtyla: i cardinali italiani fanno confluire trasversalmente sul porporato di Cracovia i loro voti quando manca l’intesa su un candidato italiano.

Anche nel racconto del pontificato di Giovanni Paolo II, così come successo in precedenza, il film tende a mantenere una narrazione sobria il più possibile equilibrata e non unicamente elogiativa. Lo si vede nel caso del dialogo del papa con monsignor Romero, in cui il pontefice assume posizioni critiche verso la Teologia della Liberazione, vista come eccessivamente vicina alle tesi del marxismo.

Al di là della verosimiglianza storica, questo episodio serve per mostrare come il ruolo del papa sia delicato, e come quest’ultimo sia chiamato a scelte difficili, tra ragioni spesso in contrasto e con rischi concreti per la vita delle persone. Anche per la sua, chiaramente, come dimostra l’attentato subito nel 1981, in questo caso rappresento dal suo punto di vista.

Il dilemma morale si ripresenta anche in chi, in teoria, di Giovanni Paolo II sarebbe un oppositore. Il generale Jarusewski è infatti costretto a un auto-golpe per evitare che nei confini polacchi entrino le forze armate dei sovietici e dei vicini dell’Est.

Lo stesso militare dice a Wojtyla di considerarsi un patriota, la cui anima è lacerata dal comunismo, che si oppone a un capitalismo che, se abbracciato troppo strettamente, finisce per calpestare la morale e i più fragili. A riprova, in questo senso, dei delicati equilibri che deve mantenere chi si muove tra approcci ideologici.

Il flashback si conclude con il papa sempre più debole, che però non vuole sottrarsi alla sofferenza. Conscio di dover morire, non intende però scendere dalla croce.

Lo stesso metro di paragone usa per la Chiesa, nel momento in cui scoppia il primo scandalo di abusi sui minori. Giovanni Paolo II, che ha sempre avuto gesti d’affetto verso i bambini e ha sempre amato i giovani, non in alcun modo desiderio di sollevare dalle proprie responsabilità l’istituzione che guida solo perché potrebbe costare molto denaro.

L’ultimo Angelus in cui provò a parlare non riuscendoci e i funerali e le immagini di repertorio dei suoi funerali chiudono il film. Mentre scorrono immagini non in ordine, frammentate, come fossero pezzi di un puzzle da ricomporre, la voce fuori campo che invita a non avere paura è una sorta di rassicurazione per lo spettatore.

Veritatis Media
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.