Una volta era “Parigi val bene una messa”. Ora, se dalle parti dell’Eliseo qualcuno a caso non vuole ritrovarsi in Place de la Concorde, occorre invertire i poli: una messa val bene Parigi.
Emmanuel Macron da quell’orecchio però sembra proprio non sentirci. Anzi, più il Renzi transalpino perde terreno, più prova con una ricetta ormai anacronistica: il giacobinismo.
In principio fu l’aborto in Costituzione, marzo 2024. Poi sono venuti il voto a favore dell’eutanasia, la tentata soppressione della Pasquetta e la crociata (laicista) al concetto di “Natale”, prima ancora che alla parola.
Macron, con quel cognome che inevitabilmente rievoca la grandeur, pensa in grande davvero. Ed in termini geopolitici sembra l’asso di briscola.
Stringe accordi con Gran Bretagna e Germania, in chiave antirussa ma anche come contenimento delle medesime. Flirta con il Vietnam (certi amori non finiscono) e offre una sponda alle istanze autonomiste della Nuova Caledonia.
Prova a prendersi la scena con Trump. Gli va male perché The Don è bulimico di luci della ribalta, ma allo stesso tempo genera consenso da parte di chi aborrisce il tycoon newyorchese.
Litiga con l’Algeria (ancora tu?). Bisticcia, abbraccia e poi bisticcia di nuovo con Giorgia Meloni, ma sa che nei suoi piani di rinnovata potenza marittima nel Mediterraneo, Roma è snodo cruciale.
Affida il governo a Lecornu, due volte. Non è un caso: il bi-premier da ministro delle Forze armate ha varato il più grande aumento della spesa militare dal dopoguerra, allo scopo di modernizzare l’esercito e potenziare l’arsenale nucleare.
Macron, insomma, sta giocando su più tavoli per rendere la Francia protagonista del futuro prossimo. Un futuro che potrebbe però non vederlo sul ponte di comando.
I consensi interni infatti crollano (14%). Qualcuno sostiene che sia per la politica economica, impostata su fiscalità leggera alle imprese e salari bassi.
Possibile sia un fattore, ma non quello principale. D’altronde, l’economia è sì propedeutica, ma non è mai il motore di un cambiamento di paradigma, che è invece sempre culturale.
E infatti, non più tardi di sei mesi fa, i francesi si sono alzati una mattina e, aprendo il giornale, sono quasi caduti dalla sedia rovesciando caffè e croissant. Incredibile dictu: hanno scoperto che il loro Paese è ancora cattolico.
A fronte di sempre meno bambini battezzati, ci sono tuttavia sempre più adulti che scelgono la Chiesa come risposta all’attuale crisi di coscienza. E non si parla solo di uomini e donne cresciuti in famiglie di battezzati che non hanno però trasmesso la fede ai figli.
Il 18% dei nuovi catecumeni, infatti, afferma di aver vissuto senza una fede religiosa. Il 4%, altro dato curioso, sono convertiti dall’islam.
Aggiungendo il dato sugli adolescenti, anch’essi in crescita, prende forma un quadro interessante. Ovvero che la Francia rinasce cattolica nello stesso momento in cui il suo esecutivo prova a riportare le lancette dell’orologio ai nefasti 14 luglio 1789 e seguito.
Le ragioni di ciò, chiaramente, le conosce solo la Provvidenza. Ma se Macron intende rimanere a Parigi ancora per un po’ di tempo, sarà bene che consideri quanto può valere una messa, invece di fare la guerra a Cristo.