Un tedesco al servizio non troppo segreto (anzi, decisamente pubblico) di Sua Maestà. Thomas Tuchel ha accettato una bella pesca: ad ogni risultato negativo, è chiaro che la sua nazionalità peserà il doppio sui giudizi già di per sé sferzanti della stampa britannica.
Alcuni utenti italiani si sono detti basiti da quella che ritengono la fortuna di un incompetente che ha un ottimo procuratore. Si tratta di un alquanto giudizio ingeneroso.
A provare il contrario ci sono infatti una Champions League e una Supercoppa Europea con il Chelsea, una Coppa di Germania con il Borussia Dortmund, una Bundesliga con il Bayern Monaco e due campionati, una Coppa di Francia, una Coppa di Lega francese e due Supercoppe di Francia con il PSG. Non proprio poco.
Ecco, ad attendere Tuchel ci sono anche Oltremanica tali giudizi, aggravati per di più da una matrice sciovinista. Un compito improbo, ne converrà il lettore.
Gli inglesi farebbero tuttavia bene a guardarsi in casa, prima di proferire verbo. I dati raccontano infatti che la loro NBA calcistica, non è mai stata vinta da un tecnico di casa, e che anzi i più vicini a conquistare il trofeo sono stati gli odiati scozzesi, con sir Alex Feguson e Kenny Dalglish.
Discorso simile per la FA Cup: l’ultima vinta da un inglese è stata quella del Portsmouth di Harry Redknapp, nel 2008. Prima ancora si segnala unicamente Joe Royle, Everton 1995.
Va un po’ meglio sulla Carabao Cup, che dal 1994 al 1996 vide tre vittorie inglesi di fila con Ron Atkinson alla guida dell’Aston Villa, Roy Evans del Liverpool e Brian Little di nuovo con l’Aston Villa. Seguì il Middlesbrough di Steve McLaren nel 2004, ma da lì, zero.
Se aggiungiamo le coppe europee, che non vedono trionfare un allenatore locale dal 1984, il quadro assume contorni ancora più definiti. La richiesta di rappresentanza sulla panchina nazionale trova infatti ben poco appiglio, visto che nessun tecnico inglesi è stato capace di emergere negli ultimi trenta-quarant’anni.
In attesa di vedere il proseguire delle carriere di Gareth Southgate, Sean Dyche o Eddie Howe, la conclusione che si può trarre guardando a figure come Roy Hodgson o Sam Allardyce è alquanto desolante. Entrambi, peraltro, sono stati chiamati a guidare l’Inghilterra, e vengono ricordati soprattutto per i rispettivi degradanti epiloghi.
Non pretendano più di tanto, dunque, gli altezzosi britannici. Un manager straniero e una nazionale sempre perdente (almeno finora) sono il frutto di aver puntato sulla costruzione di una NBA calcistica.