Marcello Lippi, già. Il volto del Mondiale 2006, il condottiero che nella tempesta (mediatica) fa scudo ai soldati, il leader dagli schemi semplici e i rapporti umani profondi.
E dire che questa è l’epoca in cui a divenire la regola è stato l’esatto contrario. Oggi nei dibattiti televisivi e sui social, infatti, regnano sovrani i mezzi spazi e gli expected goals, che sembrano contare di più delle motivazioni e del senso del collettivo.
Marcello Lippi resta, in questo senso, un nume tutelare. Un ariete, come direbbe lui, capace di accendere gli animi dei suoi uomini per condurli alla meta.
Lui, Fabio Capello, Giovanni Trapattoni, Claudio Ranieri rappresentano ancora oggi una gestione delle risorse umane più attenta all’aspetto interiore che a quello tecnico. E mister Marcello le sue convinzioni le ha messe anche su carta.
Dopo il Mondiale, l’allenatore viareggino fu infatti chiamato a presentare la propria testimonianza in ambiti diversi da quelli del pallone. Sull’onda di questo percorso, le sue riflessioni si concretizzarono, nel 2008, nel libro “Il gioco delle idee”.
Qui, in poco più di centoventi pagine Lippi offre una serie di input derivati dalla sua esperienza di leader. Un libro che di primo acchito potrebbe apparire scarno, ma che in realtà è solo sintetico.
Ma è proprio nella sintesi che si colgono i punti salienti del suo pensiero del mister toscano. In particolare, ad emergere è l’attenzione verso la coesione del gruppo di lavoro, soprattutto in funzione del raggiungimento di un obiettivo.
La testimonianza di Lippi parla di intreccio di relazioni definito nel tempo, stato psicologico dei giocatori, gruppo che non mortifica gli individui e superamento delle tensioni. Tutti elementi cruciali per un leader, che assumono ulteriore peso se espressi da qualcuno capace di generare una gioia collettiva come quella del Mondiale 2006.
L’allenatore toscano però guarda anche internamente, non solo esternamente. Ed ecco quindi le analisi sulla difesa del lavoro svolto insieme, mantenimento dell’autorevolezza attraverso la credibilità, la comprensione di cosa chiedere a chi e, soprattutto, coraggio delle proprie idee.
Lippi sceglie quindi di non annacquare il suo scritto per allungarlo, ma di andare direttamente ai punti che vuole toccare, rispettando il lettore e la sua verosimile necessità di fare altrettanto. Ciò dà vita ad una raccolta preziosa tanto per chi vuole conoscere il pensiero del mister viareggino quanto per chi ha bisogno di spunti per la gestione delle proprie risorse umane.