“D’altra parte, continua ad essere ancora troppo radicata, soprattutto nel nord Europa, la convinzione che i popoli del sud siano pigri e poco inclini al lavoro, ragione per cui non meritano di essere aiutati nei momenti di difficoltà”. Una spiegazione chiara e lineare di tanti aspetti della crisi greca.
Ad offrirla è Francesco Anghelone, coordinatore scientifico presso l’Istituto di Studi Politici “San Pio V”. Il suo libro La Troika sull’Acropoli risulta, in questo senso, una sintesi accurata degli eventi legati alla recessione ellenica.
Con chirurgica precisione, infatti, l’autore delinea senza sconti quali siano le responsabilità che hanno generato una lacerazione sociale tanto dolorosa. Un vulnus ancora aperto, per l’UE, anche se nei paesi più prosperi qualcuno fa lo gnorri.
Ma passare oltre è davvero impossibile. La gestione della crisi greca è infatti l’emblema della disunione europea, e degli egoismi ancora permanenti nei vari paesi.
Intendiamoci, Anghelone non manca certo di sottolineare gli aspetti più incancreniti della terra ellenica. In particolare, l’autore si focalizza sul sistema clientelare messo in piedi nell’epoca pre-crisi dai due principali partiti, Nuova Democrazia e PASOK.
Un sistema, questo, fondato su debiti e corruzione, che ha reso la Grecia competitiva come altri paesi europei. Scoppiato il bubbone nel 2008, tuttavia, tale struttura si è poi rivelata una zavorra.
Al di là delle responsabilità greche, tuttavia, Anghelone rimarca anche il ruolo dei presunti fratelli europei. Questi, al momento opportuno, non hanno perso occasione di intingere la mano nel piatto greco.
L’autore descrive infatti le pervicacia della Troika nel chiedere misure restrittive anche quando il popolo greco era allo stremo. Un accanimento inspiegabile, che non si è reso conto che tali ricette generavano una recessione del PIL che provocava un ristagnare della situazione.
Più si va avanti nella lettura più viene il sospetto che tale intenzione fosse in realtà premeditata. È solo un caso, infatti, che poi i tedeschi abbiano fatto acquisti a man bassa degli asset della Grecia?
Naturalmente questo pensiero resta un’ipotesi, di cui non abbiamo conferme. Resta tuttavia un dato, che possiamo cogliere dalla lettura La Troika sull’Acropoli: il popolo greco è stato sacrificato in nome degli interessi finanziari.
Un ferita che ancora oggi possiamo considerare irrimediabile, in quanto non rimediata. E che, soprattutto, genera seri dubbi sulla coesione europea nei momenti di difficoltà che dovessero venire.