L’impresa era di quelle ardite, anche solo da pensare. E Douglas Wolk non solo l’ha pensata, ma l’ha pure realizzata: ha letto tutta la continuity del principale filone narrativo dei fumetti Marvel.
Nel caso servisse specificarlo, parliamo di sessant’anni di fumetti, dal primo “Fantastici Quattro” in poi. Già di per sé non è uno scherzo, e se si aggiungono le letture della versione Ultimate, talvolta confluite in quella classica, diventa ancor più improba.
L’opera che ne emerge, “Eroi, mutanti, mostri e meraviglie”, è un riassunto che attraverso diverse chiavi di lettura relative al soggetto analizzato riesce ad evitare il rischio di risultare noiosamente statistico o eccessivamente scheletrico. Un libro da leggere, dunque? Sì, ma facendoci la tara.
Essendo la Marvel ormai parte dell’establishment liberal e della relativa retorica, l’autore ha infarcito la sua opera di posizioni che possono serenamente dirsi woke. Imposte, più che proposte, ad un lettore a cui in teoria interesserebbe solo leggere un saggio sui fumetti.
E invece no. E invece non si contano gli strali contro i conservatori, i paragoni improvvidi (uno su tutti, il Dark Reign di Norman Osborn del 2008 che anticipa l’amministrazione Trump), le verità stravolte e la propaganda di personaggi improbabili ma aderenti al Nuovo Verbo.
Così, da saggio storico, “Eroi, mutanti, mostri e meraviglie” diviene pamphlet politico in cui la Marvel e la sua storica sembrano comparire solo per poter in realtà parlare di altro. Mostrando, ancora una volta, come tutti questi trombettieri dal guinzaglio corto abbiano grande rispetto per le arti di cui trattano.