Quello di primavera è di per sé sempre tempo di rinascita: tornano le foglie sugli alberi, i vestiti leggeri, le passeggiate nei parchi, e naturalmente anche gli stagionali verdetti sportivi. E con essi, ovviamente, anche quelli del fantacalcio.
Su tale passatempo gira una massima che lo definisce come “Lo sport preferito dagli italiani dopo il calcio”. Con tutto il rispetto, ma tale visione va considerata fallace.
Non per la mancanza di attenzione verso questa attività, la cui popolarità in Italia è inoppugnabile, ci mancherebbe. Molto semplicemente, a lasciare perplessi è la definizione di “sport”.
Sì, perché lo sport di norma è un’attività che impegna a un individuo a livello fisico e psichico. Ed appare lampante che il fantacalcio della prima delle due dimensioni ne sia privo.
Non è dunque come, ad esempio, il biliardo, che richiede anche degli allenamenti (soprattutto di concentrazione) e dunque è considerato uno sport vero e proprio, con tanto di federazione. Ma allora, cos’è il fantacalcio?
Per inquadrarlo meglio, è opportuno andare alla fonte. Tale attività in Italia nacque nella fattispecie nel 1994, sull’onda dei fantasy sport statunitensi, che si svilupparono negli USA tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento.
La crescita di questi loisir legati a sport quali football, baseball, hockey e basket generò delle vere e proprie industrie attorno ad essi. Ciò è vero al punto che nel1998 queste ultime formarono l’associazione denominata, ora, Fantasy Sports & Gaming Association.
La parola “gaming” fa suonare un campanello. Se non è uno sport, perché abbiamo detto che manca la componente fisica, potremmo invece far rientrare il fantacalcio nei giochi di ruolo?
Pensiamoci: il gdr presuppone che i giocatori assumano un ruolo e creino un’ambientazione immaginata o simulata seguendo un sistema di regole codificato. E a gestire il tutto c’è, solitamente, un master.
Tutte queste caratteristiche sono riscontrabili anche nel fantacalcio. Anche in questo caso, infatti, un organizzatore si fa carico di definire le regole per i partecipanti, coordinando le varie fasi del gioco.
Altrettanto evidente, inoltre, è che i giocatori interpretano loro stessi dei ruoli. Non di personaggi, ma contemporaneamente i ruoli di presidente, direttore sportivo e allenatore della loro squadra.
I connotati, dunque, in teoria ci sono tutti. E se dunque i circa sei milioni di giocatori di fantacalcio in Italia fossero dei nerd, alcuni senza nemmeno saperlo?