C’è un’espressione, nella trattazione dell’autore Dario Ronzulli, che accompagna in maniera ricorrente la figura di Vittorio Pozzo: “uomo di mondo”. Dice tanto, anche se non tutto.
Il Commendatore è stato uomo di mondo perché il mondo lo ha visto davvero. Prima con il Torino, poi con la Nazionale ed infine solo da inviato per La Stampa.
Ma soprattutto, il padre del calcio italiano, come da titolo del libro di Ronzulli, era uomo di mondo perché abituato ad adattarsi alle situazioni contingenti. Pragmatico, non ideologico.
Nato il 2 marzo e dunque zodiacalmente Pesci, come un pesce l’allenatore pedemontano scivolava tra le pieghe della Storia. Senza farsi travolgere dagli eventi, ma con serietà, sobrietà e acume.
Stona perciò che sia ricordato, a guisa di macchietta, per l’aneddoto (non si sa neanche quanto veritiero) che lo vorrebbe far intonare ai suoi Il canto del Piave. Quando in realtà era un motivatore formidabile, capace di toccare le corde giuste per attivare i suoi uomini.
Stona che sia ricordato come uomo vicino al fascismo. Lui, che invece era un patriota, e che sul finire della Seconda Guerra Mondiale soffrì il dover “tifare contro” la propria Nazione.
Stona, soprattutto, sia ricordato per vittorie ai Mondiali attribuite unicamente al fascismo. Perché quella che Pozzo aveva messo insieme era una squadra oggettivamente incredibile.
Il merito di Vittorio Pozzo-Il padre del calcio italiano è quindi quello di togliere dalla polvere una figura misconosciuta. Ridandole forma, colore, espressione, e per certi versi anche potenza.
Dalle pagine emerge infatti non solo un abile allenatore, ma il vero e proprio capostipite del mestiere interpretato all’italiana. E “all’italiana” qui ha tutti i crismi dell’accezione positiva (come sempre dovrebbe essere, d’altronde).
Perché Pozzo, con la sua abilità di parlare alle teste dei suoi uomini, è Ancelotti prima di Ancelotti. Con la sua attenta mediazione tra l’organizzazione migliore per i suoi uomini e le tendenze internazionali, è Bearzot prima di Bearzot.
Con la sua intuizione di un calcio in cui la solidità difensiva è la base di contropiede spettacolare e libertà per calciatori-artisti, è Rocco prima di Rocco. Si potrebbe proseguire, ma insomma contiamo il senso si sia compreso.
Vittorio Pozzo-Il padre del calcio italiano è quindi un resoconto cruciale sul calcio italiano delle origini. Un calcio di altri tempi, di altre tempre, di altri valori che forse oggi sfuggono.
E tuttavia, come il lettore potrà scoprire, è anche un calcio che in alcune dinamiche è tremendamente simile a quello di oggi, Ma potremmo anche dire a quello di sempre.