Giocavamo a Fronte del Basket

Quando si parla di videogioco sportivo il pensiero non può che correre a FIFA (quando si chiamava FIFA), PES (quando si chiamava PES), Football Manager. Spostando il focus dall’onnipotente calcio, vengono in mente poi F1 per la Formula 1, Madden per il football americano ed NBA Live ed il concorrente NBA 2K per il basket.

Tutte produzioni di successo, nate in seno a paese di forte tradizione di videogame come USA e Giappone. Eppure, e forse non sono moltissimi a ricordarlo, anche l’Italia ha avuto la sua gemma autoctona di cui andare fiera.

Se c’è uno sport che il nostro Paese ama moltissimo al di fuori del calcio è il basket. Va bene, al titolo di anti-calcio ci sono validi pretendenti come ciclismo o F1, o da poco il tennis, ma diciamo che, tra gli sport di squadra, la palla a spicchi non ha rivali nell’accendere gli animi italiani.

Proprio da questa grande popolarità della pallacanestro nacque, vent’anni fa, Fronte del basket. Un videogioco semplice, ma dal sapore autentico, e di stampo nostrano.

Casa di produzione era la veneta Idoru. Fondata nel 2001 a Padova, l’azienda, prima di divenire licenziataria per Nintendo DS e Wii, sviluppò alcuni giochi sportivi per la Windows.

Uno di questi era appunto Fronte del basket, la cui prima edizione riguardava il campionato italiano di Serie A 2005/2006. Con sei comandi differenti il giocatore aveva dodici possibilità, sei in attacco e sei in difesa.

Con una grafica tagliata con l’accetta, il gioco era però molto user friendly, e molto facile da imparare. Una volta presa la mano, anche un giocatore occasionale poteva, in poco tempo, riuscire a destreggiarsi egregiamente e a condurre una partita in piena autonomia.

Nelle versioni successive, la Idoru aggiunse poi elementi più maturi, e più accattivanti per gli utenti abituati a FIFA e compagnia. Ecco quindi comparire la possibilità di fare mercato, le classifiche individuali, la creazione di giocatori, la modifica di squadre, il campionato della (allora) Legadue e persino le nazionali europee, ancorché (ad occhio e croce per il mancato possesso dei relativi diritti) con nomi di giocatori totalmente inventati.

Un videogioco dunque in evoluzione, e che aveva il merito di andare incontro alle abitudini del giocatore per offrirgli qualcosa di diverso. Certo, l’esperienza era sicuramente meno raffinata dei colossi accennati in apertura, però restava, e resta ancora oggi, la sensazione di qualcosa costruito comunque con dedizione, e al massimo delle proprie possibilità.

Reperire Fronte del basket oggi è agevole, specie grazie ai siti che rivendono usato di qualsiasi tipo. Chi non ci è riuscito all’epoca, magari può provare a giocarci ora, anche solo per la curiosità di approcciare una piccola perla nostrana.

Veritatis Media
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