Una vita per i giovani, una vita con i giovani, una vita tra i giovani. Poveri, emarginati, scapestrati in cerca di una speranza, prima ancora che del pane quotidiano.
Don Bosco è stato, per i suoi tempi, una figura sicuramente controversa. “Segno di contraddizione”, si potrebbe dire citando il Vangelo (Lc 2,34-35).
Originale, a livello pedagogico, in un periodo che era invece caratterizzato da diffusa durezza. Un innovatore, ma controcorrente rispetto alla rivoluzione industriale dell’epoca.
Indipendente, troppo per un ambiente ecclesiastico che iniziava ad intravedere aggirarsi lo spettro del modernismo. Indipendente, e quindi marcato stretto da una parte di gerarchia, che non ne riconosceva gli indubbi meriti.
Ma indipendente lo era anche per i laici. In odio, in particolare, lo avevano quegli anticlericali che consideravano i giovani della sua comunità come membri mancati tra le loro fila: un affronto insopportabile, allora come oggi.
Nel film Don Bosco, uscito nel 1988 per la regia di Leandro Castellani, questi aspetti sono rimarcati in maniera evidente. Ed anzi, gli antagonisti del futuro santo hanno proprio un ruolo di rilievo.
Le autorità ecclesiastiche così come gli anticlericali, come detto. Ma anche i primi capitani d’industria, dalla cui manodopera sottopagata e violenza il fondatore dei Salesiani sottraeva giovani e giovanissimi, per dar loro un tetto accogliente e un trattamento equo.
L’oratorio di don Bosco, dunque, diventa qui luogo di speranza, bilanciamento di amore vicendevole ed educazione alle asperità della vita. Ammonendo però i giovani che queste ultime non devono diventare giustificazione per futuri comportamenti oppressivi.
Da Don Bosco, dunque, emerge la centralità, per il santo piemontese, dell’aspetto educativo. L’eccezionalità disinteressata e amorevole della comunità salesiana, specie in un contesto che è conflittuale, rappresenta un faro di speranza che rinfranca l’anima.
Sostiene il cardinale Robert Sarah che la Chiesa evolva, di epoca in epoca, attraverso l’esempio dei santi del periodo. Partendo da tale presupposto, non possiamo non affermare che don Bosco sia stato un autentico riformatore.
La sua azione ha infatti fornito un’impronta, un modello, che poi ha continuato a dare frutti nel tempo, fino ai giorni nostri. Gli educatori, di cui è patrono, ancora oggi gli devono molto.