E così, su Ciao Darwin è definitivamente calato il sipario. Paolo Bonolis ha aperto la puntata del 23 febbraio 2024 dicendo “Per l’ultima volta: buonasera!” e ringraziando poi il maestro Luca Laurenti, inseparabile sodale di mille battaglie dialettiche e mille risate.
Da quanto si evince, pare che la volontà del conduttore di voltare pagina ci fosse da tempo: a quanto si apprende già lo scorso luglio era giunto alla decisione di chiudere quel programma che era nato da un’idea sua e dallo sceneggiatore Stefano Magnaghi. Più recentemente Bonolis aveva rincarato la dose in un’intervista concessa a TvBlog, rispondendo “Avanti un altro sì, Ciao Darwin no” alla domanda in merito a quale delle due trasmissioni avesse un futuro.
Nel medesimo contesto, aveva altresì espresso il desiderio di rallentare i ritmi per dedicarsi alla vita privata, dedicandosi alla famiglia ed adempiendo alcune promesse che ancora non era riuscito a mantenere. E ciò è forse anche all’origine della malcelata commozione che lo ha colto durante l’ultima puntata.
D’altronde, essendo il programma una sua creatura, è facilmente immaginabile che non sia stato semplice separarsene, chiudendo un capitolo lungo dal 1998 ad oggi, quindi pressoché trentennale. Ed in questi trent’anni, ancorché con momenti di stacco, il merito di Ciao Darwin è stato incontestabilmente parlato al popolo del popolo, a noi di noi.
Bassi contro alti, grassi contro magri, settentrionali contro meridionali, cittadini contro campagnoli, dirigenti contro operai, gente comune contro VIP, trasgressivi contro moralisti, Roma contro Milano, professori contro studenti e così via. Grazie all’idea di Bonolis e Magnaghi la fauna italiana è tornata marcatamente protagonista, in barba a tutti vari Umberto Eco di turno pronti a riscrivere tanti epigoni del Fenomenologia di Mike Bongiorno.
Un merito, appunto, in quanto in un’epoca in cui l’élite chiusa nella sua torre d’avorio tratta in modo snobistico la classe media italiana, convincendo anche qualche popolano che quest’ultima sia composta solo da zotici che non sanno cosa sia bene per loro, Ciao Darwin ha rimesso il cittadino italiano al centro del villaggio (nazionale). In modo semplice e senza pretese di essere esaustivo, la creatura di Bonolis è stato un programma che ha parlato agli italiani degli italiani, con molta autoironia e joie de vivre. Per questo è un sincero dispiacere veder scorrere i titoli di coda.