Quando ci troviamo di fronte ad una narrazione epica, difficilmente abbiamo dubbi su quale scelta faremmo. Quella giusta, ovviamente, con buona pace di quel guazzabuglio del cuore umano di cui già aveva parlato quell’attento osservatore dei costumi sociali di nome Alessandro Manzoni.
E così, per entrare nello specifico, di fronte al bivio morale del Civil War (2006-2007) scritto dallo scozzese Mark Millar Marvel, sono corsi a frotte, e senza alcuna remora, a schierarsi a fianco di Capitan America.
È logico. Chi mai vorrebbe, d’altronde, prendere le parti del perfido Iron Man, che si comporta da braccio violento della legge, arrivando a mettere insieme un sistema di sorveglianza opprimente? Chi avrebbe l’impudenza di appoggiare il fascista Iron Man, che imprigiona amici e paladini in calzamaglia solo perché non vogliono piegarsi ad una legge statale, peraltro lesiva della libertà umana? È una follia anche solo prenderlo in considerazione, e se provi a dare anche solo un po’ di ragione a Stark, beh, forse anche tu sei un po’ fascista.
Sino a qui, tutto bene, tutto normale, tutto nell’ordine della normale (ma stucchevole) retorica attuale. Esagerato? Nemmeno troppo. In fondo Mark Millar nasce come giornalista, ed è quindi abituato (in teoria, poi in realtà nella categoria accade sempre più raramente) ad analizzare i fenomeni sociali in atto ed a disegnare possibili scenari di sviluppo.
E qui casca l’asino. Perché dall’inverno 2020 in poi, effettivamente si ha avuto un periodo in cui molti governi mondiali si sono comportati esattamente come Iron Man. Tra questi, è bene sottolinearlo, anche quelli occidentali, che nella propria narrazione si autorappresentano come faro della Democrazia e del Diritto.
Faro che però, nel suddetto periodo, ha semplicemente spento l’interruttore. Dai governi del c.d. Occidente sono infatti state adottate tutta una serie di misure più o meno gravi, spesso in contraddizione tra loro ma che avevano la caratteristica comune di essere, esattamente come l’Atto di Registrazione di Civil War, lesive della libertà individuale delle persone.
Nel migliore dei casi restrittive e nel peggiore coercitive, non è sorprendente che a sostenerle sia stata in larga parte la stessa schiera che, con verginale entusiasmo aveva aderito alla rivolta di Capitan America. Con le spalle al muro di fronte a qualcosa che temevano, tutti questi benpensanti, che nella loro fantasia si vedevano come paladini della libertà, nel concreto si sono ritrovati ad approvare, promuovere e difendere politiche oppressive, ed a delegittimare socialmente chi, invece, osava davvero prendere posizione contraria.
A conti fatti, Mark Millar aveva ragione, ed è rimasto coerente con la prospettiva adottata in Civil War, sostenendo la candidatura alla presidenza del democratico Robert Kennedy Jr., dipinto come un cospirazionista, anti-vaccinista e transfobo dai media generalisti. Quelli che a parole sono tutti per Libertà. Mentre nei fatti…