L’Occidente volge al declino: il richiamo del cardinale Sarah

Il neo-ottantenne Robert Sarah è uno che dalla fine del mondo ci viene davvero. Non a livello geografico, come papa Francesco, ma piuttosto economico e sociale.

La graduatoria dello Human Development Index pone infatti attualmente la Guinea, suo Paese natale, al centosettantanovesimo posto, per di più in risalita. Pur con le dovute tare, sempre necessarie per questo tipo di classifiche, non certo una nazione leader.

È proprio questo a rendere il porporato guineano una voce dotta e precisa nello sviscerare le gravi lacune dell’Occidente attuale. Una voce da ascoltare, anche se sembra gridare nel deserto.

Quello che il cardinale tratteggia è un Occidente che ha rifiutato Dio per darsi, anzi, per tornare, all’idolatria. L’idolatria del potere, certamente, ma ancora prima del denaro.

Sarah individua infatti il centro del malessere in quel tipo di capitalismo che annulla l’essere umano, che mira a creare un consumatore identico in tutto il mondo. Un consumatore piatto, senza identità.

Anzi, proprio l’identità rappresenta per questo tipo di capitalismo un freno alla costituzione di questo essere umano interscambiabile. Da ciò la guerra a una qualsivoglia idea di tradizione, di conservazione.

Il porporato è altresì chirurgico nell’individuare la fonte di tale disorientamento. I popoli occidentali credono infatti di scegliere liberamente, ma sono invece dalla mercé delle élite che li governano.

Denaro, potere e piacere sono la polpetta avvelenata su cui i potenti fondano il proprio dominio. Una sorta di legge della giungla più facilmente sopportabile grazie all’abbondanza di beni materiali.

Questa ideologia mondialista si fonda perciò unicamente sugli interessi finanziari, e non mostra pietà per i poveri e per i deboli. Un’utopia consumista che non ha alcun interesse a veder sviluppare un umanesimo autentico, anche se tramite menzogne viene affermato il contrario.

Assuefatti dal benessere materiale i popoli occidentali quindi hanno opposto a questa nuova barbarie solo timidezza e compromessi, lasciandosi vincere nell’animo e operando una rottura con Dio. Che però non resta senza conseguenze.

Senza radici e alla deriva, infatti, l’individuo occidentale non può far altro che diventare ciò che desiderano tali élite, ovvero un consumatore, cioè di fatto uno schiavo. Il tutto mentre rifiuta Dio, pensando che l’allontanamento da Lui procuri una vera emancipazione.

Ma tenere a distanza Dio significa finire nell’abbraccio dei potenti, che sono i veri sfruttatori. Così facendo si diviene cavie per un transumanesimo, che va a vantaggio unicamente degli stessi.

Tutto è perduto? Ovviamente no. Sarah individua infatti nella riscoperta di Dio la vera grande necessità per i popoli dell’Occidente. L’essere umano può essere infatti più umano solo avvicinandosi a Lui.

Ciò è però possibile, secondo il porporato guineano, solo con Chiesa che sia autentica testimone di Cristo, e perfettamente conscia della sua missione. E qui c’è la grande sorpresa.

Tutt’altro che “aziendalista”, infatti, Sarah offre una lucida critica della Sposa di Cristo. Persa tra troppe elucubrazioni amministrative o disposta a compromessi morali (anche drammatici, come nel caso degli abusi minori), la Chiesa come testimone del Vangelo ha infatti perso credibilità.

Per recuperare forza propulsiva, il porporato invita quindi tutto il clero ad un esame di coscienza continuo. Sono con la credibilità, infatti, esso può rendere fulgido esempio di come la Chiesa sia la vera alternativa all’ideologia globalista.

Il volume del cardinale Sarah risulta quindi una lettura interessante tanto per i credenti quanto per chi non crede ma è incuriosito da una voce critica dal di dentro. Un richiamo che mai si pone come distruttivo, ma che al contrario è sempre tesa ad un miglioramento, interiore prima che esteriore.

Veritatis Media
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