Una premessa, doverosa. Questo articolo non vuole affrontare i pro e contro del Superman di James Gunn: in tale compito si sono cimentati in diversi, e lasciamo loro lo spazio opportuno.
No, questa breve trattazione si pone come obiettivo quello di affrontare ciò che Superman, inteso come figura, rappresenta. E del mutamento sostanziale che il regista ex-Marvel ha portato.
Non si colga contraddizione in ciò. Questo tipo di analisi è infatti possibile grazie non tanto alla visione del nuovo film, ma alle intenzioni dichiarate di chi quel film a monte lo ha concepito.
Il riferimento è, nella fattispecie, a quanto affermato dallo stesso Gunn in un’intervista ad un quotidiano inglese. Interrogato in merito, il deus ex-machina del DC Universe ha detto: “Superman è la storia dell’America. Un immigrato che viene da un altro posto e si stabilisce in questo Paese”.
Sorge spontaneo, a questo punto, cogliere in tale dichiarazioni una venatura politica contrapposta a quella dell’attuale amministrazione statunitense. Un’intenzione scontata ma vieppiù legittima, e che tuttavia finisce per mancare completamente il bersaglio.
Superman non nasce infatti come immigrato che viene a stabilirsi nella “land of opportunities”. L’Uomo d’Acciaio rappresenta, al contrario, una vera e propria metafora cristologica.
L’origine extra-umana, l’estrazione famigliare semplice, i poteri superiori, la moralità esemplare e la salvezza del genere umano sono aspetti infatti aspetti di Cristo che trovano piena risonanza nell’eroe di Metropolis. E non sono in pochi ad aver rilevato tale similitudine.
Il primo fu infatti, nel 1962, Umberto Eco, ancorché implicitamente. Si sono poi spinti oltre, negli anni, autori quali Grant Morrison, Larry Tye e Zack Snyder in maniera esplicita, e Mark Waid con la natura intrinsecamente lisergica delle sue opere.
Ulteriore prova ne sia l’allora criticatissimo Superman Returns (2006). Siamo certi che il lettore non abbia infatti dimenticato che, in quel lungometraggio, dopo aver portato l’isola di cristallo nello spazio Superman precipita sulla Terra assumendo una posizione del corpo a forma di croce.
Ecco , che,invece con James Gunn, arriviamo alla scelta di ridurre l’Uomo d’Acciaio da salvatore cristologico a immigrato politico. Per certi versi, una degradazione.
Vero, lo stesso Cristo benedice coloro che, ospitando i forestieri in difficoltà, accoglieranno Lui (Mt 25,35-40). Tuttavia, bisogna fare attenzione a non ridurre tutto a quest’unico aspetto.
Tale passo del Vangelo si inserisce infatti in una dimensione escatologica, che mostra come le azioni nella vita quotidiana siano strettamente legate all’esito delle Cose Ultime. E come, proprio in virtù di questo, sia necessario affrontare il pellegrinaggio terreno con purezza di cuore e sacrificio.
La figura di Superman, e parimenti quella di Cristo, rappresentano quindi qualcosa di più alto rispetto alla (pur doverosa) accoglienza del forestiero. Dimenticarsi questo significa snaturare l’eroe di Metropolis e, di fatto, allontanare chi a lui si è appassionato proprio per il suo simbolismo.