Dio è vivo in Olanda: parola del cardinale Eijk

“Negli ultimi secoli Satana ha fatto di tutto per far credere che non esiste”. Sembra quasi richiamare il Keyser Söze de I soliti sospetti, il cardinale Eijk, pur essendo però nettamente più consapevole della veridicità di questo assunto hollywoodiano rispetto a quanti invece lo citano a casaccio.

Dio vive in Olanda, il libro-intervista scritto con Andrea Galli da cui è tratta tale affermazione, non è però solo una riflessione sul Bene e sul Male. Anzi, a conti fatti è piuttosto una radiografia della fede dove la fede sembra morta, o quantomeno mortificata.

Torna in mente Giovanni Paolo II, quando già nel 1979 parlò di una “nuova evangelizzazione” in quelle terre assuefatte al secolarismo. E, chissà, forse aveva in mente anche l’Olanda.

Come racconta lo stesso Eijk, il giovane Karol Wojtyla visitò i Paesi Bassi per la prima volta durante la preparazione della sua tesi di laurea. Il quadro che ne trasse fu sintomatico: a una chiesa locale organizzata e attiva faceva da contraltare una generale povertà spirituale.

Uno spaccato di per sé indicativo, dunque. E proprio di tale spaccato il cardinale di Utrecht sviscera lo sviluppo storico, approfondendo tanto le cause quanto le prospettive.

I temi trattati sono numerosi e interessanti. Tra questi la battaglia per la bioetica in ambito medico, le difficoltà economiche, il celibato e la delicata questione degli abusi.

Eijk non si sottrae a nessuno dei temi scomodi posti in essere. Potrebbe scegliere di svicolare con risposte neutre o buoniste, ma invece rilancia con coraggio la prospettiva del Vangelo.

Il porporato olandese parla sempre con rispetto, ma in maniera cristallina. Ne emerge quindi un volume leggero ma ricco di spunti, che fa luce sulla disagevole situazione di chi deve annunciare Cristo in terre impregnate di secolarismo.

Lo snodo cruciale è soprattutto lo scontro tra le Verità del Vangelo e la predominanza della cultura moderna, così falsamente libera quando si tratta della difesa delle opinioni personali. Opinioni che però non è lecito si collochino in uno spettro difforme da essa.

Chi per coscienza lavora per arginare il liberalismo viene delegittimato dai media, estromesso dalla vita sociale e talvolta persino contestato da chi si dice ancora cattolico ma poi per quieto vivere appoggia posizioni liberal. Un martirio in piena regola, non nel corpo ma nell’anima.

La radiografia della Chiesa olandese regala però anche motivi di speranza. Il cardinale Eijk certifica infatti che, rispetto agli anni Settanta, vi è un numero minore di fedeli che sono però più curiosi, e persino più ricettivi, nei confronti della tradizione.

Una dinamica che ricorda molto la previsione del 1969 fatta dal Joseph Ratzinger. Il futuro Benedetto XVI preconizzò infatti l’avvento di una Chiesa di dimensioni appunto più ridotte, ma allo stesso tempo con una fede più autentica, in quanto abbracciata per scelta.

Grazie a Dio vive in Olanda e tramite il cardinale Eijk apprendiamo quindi che tale prospettiva, da qualche parte, appare già in fase embrionale. Sui tempi del suo pieno compimento, chiaramente, spetta alla Divina Provvidenza.

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