1992, Jack Frusciante e la politica senza la Chiesa

Tangentopoli, la fine della Prima Repubblica, l’inizio della Seconda e la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Eventi che sono stati per anni protagonisti sui quotidiani prima e sui libri poi, e talmente importanti da diventare, poi, il filo conduttore di una serie tv.

L’idea nasce da Stefano Accorsi, e potrebbe essere vista come complementare al film che di quest’ultimo lanciò la carriera. L’attore bolognese conobbe infatti la notorietà con il ruolo principale in Jack Frusciante è uscito dal gruppo, che è ambientato negli stessi anni ed in cui, per certi versi, si respira il medesimo zeitgeist.

Lo spettatore attento vi potrà reperire diversi punti in comune. Tanto nel film tratto dal romanzo di Enrico Brizzi quanto in 1992, 1993 e 1994, infatti, si possono riscontrare l’entusiasmo dell’andare controcorrente ed il dramma della ricerca di un proprio posto in un mondo in cui stanno cambiando rapidamente le regole del gioco.

Vi sono anche, però, com’è naturale, delle differenze sostanziali. Quella più evidente è che, mentre il predecessore si concentrava sul microcosmo di una scuola superiore felsinea, le serie tv di Sky hanno come focus il macrocosmo italiano dell’epoca. Ma con una lacuna.

Sostiene infatti il laico Lucio Caracciolo nel nostro Paese non sia possibile una politica senza la Chiesa, che è invece la grande assente di 1992 e seguenti. Sono infatti rare le apparizioni di prelati di varia natura in questo filone seriale di Sky, e ciò rende quest’ultimo sicuramente comunque coinvolgente, forse ma un po’ zoppo.

Vero è che all’epoca Giovanni Paolo II aveva uno sguardo più internazionale, e che Tangentopoli fu una faccenda eminentemente giuridico-politica che non toccò la gerarchie ecclesiastiche. Risulta però quantomeno inconsueto, soprattutto alla luce dell’opinione direttore di Limes, che la Chiesa abbia un ruolo prossimo allo zero.

Nel 1991 il documento della CEI “Educare alla legalità” anticipava infatti la fine della Prima Repubblica, e la successiva la scomparsa della DC (con cui ad essere onesti la Chiesa non fu sempre in sintonia totale) rappresentò una diaspora politica per i cattolici italiani. E che dire del cardinal Ruini, che fu un interlocutore ricercato sui temi più caldi della politica nostrana?

Insomma, pur essendo 1992, 1993 e 1994 una produzione di qualità elevata, sia come scrittura che come fotografia, resta però un punto interrogativo su una verosimiglianza che, senza l’elemento ecclesiale, risulta solo parziale. Ciò non toglie, tuttavia, che queste tre serie siano nel gotha della serialità televisiva italiana.